Quando uno dice Tignanello dice Marchesi Antinori. Una cara amica, Elena, ne ha portata una bottiglia del 2006 per una cena che vedeva protagonista l’Arrosto morto di Borgotaro, ricetta tipica della provincia di Parma. Non fatevi sorprendere dal nome della ricetta, però, nulla di macabro, anzi. Facendo una ricerca in rete ho scoperto che si dice “morto” perché è cotto in pentola e non in forno, come invece avviene tradizionalmente. Naturalmente se qualcuno di voi ne sapesse di più, l’origine storica o addirittura l’etimologia, non indugiate e fatecelo sapere. Venendo alla ricetta si tratta di un arrosto ripieno di verdure, carote e zucchine, con l’aggiunta di pancetta, che viene arrostito con i funghi IGP tipici di Borgotaro.
L’abbinamento col vino è stato piacevole, il sapore della carne e dell’intingolo coi funghi si sposavano perfettamente con le spezie e i prepotenti frutti rossi, ormai diventati confettura, del Tignanello.
Un grande vino non c’è che dire, che aveva nel bouquet ritorni balsamici persistenti ed una grande morbidezza gustativa. Questo vino, che si trova in enoteca alla modica cifra di oltre 50 euro, ha una storia interessante. E’ un assemblaggio di Sangiovese (85%), Cabernet Sauvignon (10%) e Cabernet Franc (5%) coltivati nel cuore del Chianti Classico, tra le valli della Greve e di Pesa. I primi vitigni internazionali furono piantati negli anni Sessanta ed utilizzati sperimentalmente un decennio dopo in quello portò ad essere, la tenuta Antinori, un vero e proprio laboratorio di ricerca. Il Tignanello è prodotto unicamente dall’omonimo vigneto posto su un terreno calcareo ad un’altezza di 350 metri. Si può dire che sia stato uno dei primi vini moderni prodotti nel nostro Paese, con un carattere internazionale, per l’aggiunta di Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, antesignano di un modus operandi che ha visto l’utilizzo della barrique anche per i nostri vitigni autoctoni, Sangiovese in punta. E’ un vino che non ho trovato ruffiano, nel quale si percepisce la personalità del Sangiovese che lascia un tannino ancora vivo, presente, ma piacevolmente elegante. L’abbiamo tenuto nel bicchiere per un po’ di tempo, conversando amabilmente di golf e viaggi, e l’abbiamo gustato anche con degli ottimi formaggi della Via Lattea. Questa volta abbiamo scelto un erborinato di capra che amo alla follia, credo in assoluto il mio formaggio preferito, affinato con petali di rosa e frutti rossi. Il Tignanello ha retto perfettamente il confronto, nonostante l’anima viva del Sangiovese, e questo grazie alla sua straordinaria morbidezza che ha incontrato a metà strada un formaggio erborinato sublime, per aromaticità e consistenza.
Dev’essere stata una serata piacevolissima 🙂
Il Tignanello è un lusso, lo trovo un vino davvero elegante: sofisticato, ma non ruffiano come lo definisci tu, condivido in pieno!
Antinori fa parte dell’Istituto del Vino Italiano di Qualità – Grandi Marchi e se ti va di dare un’occhiata, trovi anche una video intervista al Marchese Antinori QUI.
Grazie Paola dopo guardo l’intervista!:))) Come conosci l’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi?
Sono contenta che, come me, lo consideri un vino non ruffiano. Naturalmente è un vero lusso, mica uno ha sempre la possibilità di aprire bottiglie così importanti, ma ogni tanto si può fare. anzi, ti dirò di più, come ho scritto è stato merito di Elena, la mia amica, se quella sera l’abbiamo degustato… ah, è vero, è stata una piacevolissima serata!
Giordi, non ho nulla da aggiungere a quanto hai detto tu sulla magnifica morbidezza e complessità del Tignanello che ci siamo bevuti. Il classico vino che, quando vincerò al superenalotto, berrò ogni sera, anche abbinato alla minestrina!!
P.S.: se non bevo questi vini con te, che poi li recensisci così bene, con chi altri potrei berli??
Mi hai molto incuriosito
Ciao Giordana, conosco l’Istituto perchè ho avuto il piacere di lavorare insieme a loro ed essendo un’appassionata di vini è stata un’occasione davvero fantastica!
Eh Paola, avevo mangiato la foglia (d’uva)!:))) Complimenti per l’esperienza, dev’essere stata meravigliosa!A questo punto ti chiedo il tuo vino preferito (se vuoi dirci anche il produttore…). sono curiosa!:)))
@Elena la prossima volta sarò io a stupirti con un vino…
Si si esperienza meravigliosa! In questo momento mi vengono in mente tantissime etichette che adoro, ma tra tutte, quella che mi ha stupita di più è Anthilia di Donnafugata; principalmente per la sua potenza, ma soprattutto perchè di solito preferisco i rossi. Ho assaggiato diversi altri bianchi molto più esclusivi (e costosi), ma l’Anthilia mi ha sorpresa.
E il tuo preferito? Tignanello?
L’Anthilia mi manca, non l’ho assaggiato ma a quanto dici … non vorrei dire una sciocchezza ma credo che l’AIS gli abbia dato il massimo, cinque grappoli. lo proverò!
io amo i bianchi molto profumati quindi non posso che citarti, quale vino preferito, il Gewurztraminer Kolbenhof degli Hofstatter! è meraviglioso!
Allora se ti capita, dovresti provare anche il Santa Cristina di Lugana, altra grande sorpresa!
Io mi metto alla ricerca del Gewurztraminer, sono curiosissima!
grande Paola accetto con entusiasmo il suggerimento!:)) per il Gewurztraminer gli Hofstatter hanno due linee, io ti consiglio il Kolbenhof che è sui 24/27 euro ma li vale tutti!