Riprendendo il nostro percorso nell’affascinante mondo del biodinamico non possiamo non parlare delle certificazioni nazionali e internazionali di questa metodologia.
Finora siamo stati sostanzialmente in vigna. Una cosa è infatti la viticoltura biodinamica e un’altra la vinificazione. Occorre infatti chiarire che al momento Demeter, gruppo nato nel 1930 per tutelare il biodinamico, non ha ancora certificato, in Italia, alcun vino con marchio Demeter/Biodynamic®. L’Associazione è presente in 78 stati, coordinati dalla Demeter International con sede in Germania (Darmstadt) e si occupa del controllo e della certificazione dell’intera gamma dei prodotti biodinamici nel mondo. In cantina sono consentiti i contenitori di cemento, botti in legno, cisterne in acciaio, ceramica e anfore di terracotta. L’anidride solforosa deve essere usata al minimo dosaggio possibile e sono tassativamente proibiti gli OGM, l’acido ascorbico, l’acido sorbico, l’esacianoferrato di potassio, il fosfato diammonico, la colla di pesce, sangue e gelatina². Ad onor del vero, oltre Demeter, esistono altri gruppi che si occupano di biodinamica nel nostro Paese, come ad esempio Agricoltura Biodinamica Moderna che ha tenuto, durante l’ultimo Vinitaly, dei seminari e delle degustazioni guidate.
A questo punto, certificazioni a parte e dopo aver capito almeno in teoria il biodinamico, è giusto fare una breve carrellata su alcuni produttori. A Vignale Monferrato, per esempio, si trova l’azienda agricola Nuova Cappelletta, che si occupa non solo di vino, ma anche dell’allevamento di bovini di razza piemontese e della coltivazione di cereali. L’azienda passata di padre in figlio sin dalla sua nascita, nel 1965, è gestita oggi da Alessandro Uslenghi che produce Grignolino, Barbera, Nebbiolo, Freisa, Chardonnay e Cortese. Sui terreni argillosi e calcarei di Novi Ligure invece, a 400 metri sul mare, si estendono i vigneti di La Raia, azienda biodinamica che produce una Barbera, un Gavi Classico e un Gavi Pisè, con passaggio sui lieviti. L’azienda, gestita da Caterina Rossi Cairo e da Tom Dean, è stata premiata al BiodiVino 2008 con la Gran Menzione per il Gavi. Sempre nel cuore di Novi Ligure c’è La cascina degli ulivi di Stefano Bellotti che, dal 1984, pratica il biodinamico e che produce Barbera, Dolcetto, Gavi e un passito da uve Moscato, tutti con meno di 40mg/litri di solforosa. A Cremolino, in una valle soleggiata, tra le colline piemontesi, troviamo Casa Wallace dove Jeffrey Herman pratica il biodinamico dal 2003 producendo Dolcetto di Ovada, Monferrato Bianco e Barbera del Monferrato. In Liguria, sui terrazzamenti di Bordighera, c’è Selvadoce dove si fanno due vini: Rucantù Riviera Ligure di Ponente Pigato e Riviera Ligure di Ponente Vermentino. Spostandoci in Veneto troviamo l’azienda di Gianfranco Masiero, nata nel 2000 a Selva di Trissino, su un terreno di origine vulcanica sul quale si coltivano esclusivamente uve Merlot da cui si ricava Verdugo Rosso Veneto Igt. Sui colli bolognesi, a 200 metri sul livello del mare, c’è Vigneto San Vito, dove si producono dal 2006 i biodinamici Rosso Igt Emilia da Cabernet Sauvignon e Colli Bolognesi Classico Pignoletto.
Facendo un salto in Toscana, a Rignano S. Arno, troviamo la Fattoria Poggio Tre Lune che si affaccia direttamente sul Valdarno e sulla Vallombrosa. L’azienda, che da oltre vent’anni segue il metodo biodinamico, produce oltre a olio e miele, il Chianti Docg “Luna Nera”, più altri bianchi e rossi toscani. La famiglia Giglioli-Rinaldi si occupa invece dell’azienda Il Casale, poco distante da Firenze, i cui terreni sono caratterizzati dai calanchi, fossili dell’Era Pliocenica, e dalle cui vigne si producono vini rossi e bianchi toscani, il Vin Santo e la grappa da Chianti.
Nel cuore del “Barco Reale”, antica riserva di caccia dei Medici, troviamo la Fattoria Castellina di Fabio Montomoli che dal 2004 applica il biodinamico producendo tre Igt Toscana Rosso rispettivamente da uve Merlot, Syrah e Sangiovese e un Igt Toscana Bianco da Vermentino. Stella di Campalto produce, grazie alla consulenza di Leonello Anello, esperto del biodinamico, il Brunello e il Rosso di Montalcino.
In Sicilia c’è l’Abbazia di Santa Anastasia, 400 ettari di terreno immerso nella macchia mediterranea. Francesco Lena produce vini biologici e biodinamici tra cui l’Igt Sicilia da Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot.
A questo punto, per concludere, la domanda che ci si deve porre è :”Dalla viticoltura biodinamica si ottengono vini migliori e con quali caratteristiche?”. Se siano vini migliori o no, non è possibile dirlo con certezza. E’ infatti evidente che quello che si fa in cantina è fondamentale per la buona riuscita del prodotto e che spetta, quindi, all’enologo esaltare il potenziale già alto dell’uva. Sulle caratteristiche invece, e ciò vale anche per il biologico, si ottengono vini che sono espressione del territorio, che raccontano la storia del proprio vitigno, del clima e del cru. Non solo. Ogni anno rappresentano per il consumatore una scoperta nuova e per il viticoltore una sfida. E forse per l’appassionato i vini biodinamici rappresentano, più di altri, la ricerca, la comprensione del terroir, l’attenzione alle sfumature, lontani mille miglia dalla standardizzazione organolettica dei vini facili e banali.
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Note
²Standards per la vinificazione Demeter – Vino Demeter /Biodynamic® giugno 2008 – versione italiana 03/11/2008 – da implementare da ogni Stato membro entro il 30/06/2009
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