chiacchiere

 

Ah si! Oggi vi svelo l’arcano. Ma con calma. Qualcuno mi ha anche scritto in privato per chiedermi la ricetta delle nuvole qui sopra, poichè avvistate in anteprima sulla mia pagina di FB.

Ma faccio un passo indietro. Ho avuto una nonna che non sapeva fare nulla in cucina. Nulla. Quando ci provava i risultati erano atroci. Terribile. Ricordo certi pranzi domenicali come Benni ricorda la Luisona. Insomma, lo so che la leggenda vuole che nonna della foodblogger sia stata bravissima in cucina. La mia no.

Tuttavia l’unica cosa che le riusciva in maniera egregia erano le chiacchiere (o, come si chiamano altrove, frappe, cenci, bugie …). Codeste chiacchiere erano leggere, ariose, impalpabili, fragili, eteree, chiarissime e piene di bolle giganti. Oltre ad avere un gusto impareggiabile. Niente di duro, secco, spesso, piatto, brunito…

All’epoca ero piccola, all’epoca mi ingozzavo e basta. Dunque non mi detti quel gran da fare per carpire ricetta e modalità d’esecuzione. Mia mamma ci tentò, ma, si sà, tra nuora e suocera… Tuttavia la ricetta mia nonna gliela diede anche, ma voi sapete meglio di me che possedere una ricetta può voler dire molto poco. Una ricetta non è fatta solo di ingredienti e assemblaggio degli stessi. E’ fatta di strumenti, mani, gesti, rumori, lune, temperature ma soprattutto tempi.

Mia nonna continuava a insistere sulla pentola. Questione annosa e decisamente importante quella dello strumento per friggere, ma noi, la famosa pentola “a 3 chiodi”, non l’avevamo. Mentre, per lei, quella era la discriminante.

O c’hai la pentola “a tre chiodi, o le chiacchiere come le mie non ti possono venire  –  diceva con sicumera.

Era chiaramente una panzana. Ma lei credeva nel malocchio, nella reincarnazione, in Dio, in Santa Rita e nell’oroscopo; contemporaneamente. Dunque, la pentola perfetta non poteva essere quella in rame stagnato, ma quella in cui la numerologia esoterica la dotava di poteri straordinari.

Col tempo incrociai altre due signore che avevano una mano “chiacchiereccia” molto simile quella di mia nonna (sebbene mancasse loro la famosa pentola “a tre chiodi”).

Una era una stronzetta che con sorriso sornione ti faceva intendere che dietro quella meraviglia ci fosse un segreto indicibile. Il terzo segreto di Fatima deve riguardare sicuramente la cottura delle chiacchiere.

L’altra è mia suocera, che oltre a non ricordarsi molto, causa una seria malattia, non mi disse molto di più di mia nonna. Evitò di intrattenermi con la storia della pentola “a 3 chiodi”. Era già qualcosa.

Nel corso del tempo feci diverse volte le chiacchiere senza ottenere nessun risultato apprezzabile, né lontanamente simile a quella della nonna.

Poi quest’anno il caso ha voluto che le facessi diverse volte. Nel frattempo ho cercato di spremere al massimo la suocera, cercando, con l’insistenza di un mantra, di riattivarle le sinapsi.

Di seguito la grande scoperta che ho fatto; talmente semplice che è stato come scoprire l’acqua calda.

Poichè non ho trovato né sul web né sui libri l’indicazione circa il sistema per ottenere chiacchiere sottili, leggere e bollose (le ricette dicono più o meno tutte la stessa cosa: ingredienti+impasto+frittura), mi arrogo quantomeno il merito di aver rilevato e sistematizzato la cosa.  🙂

chiacchiere

Maneggiare con cautela! Si rompono facilmente

*i “chiodi” sono le viti che agganciano il manico alla pentola.

Ricetta

Ingredienti

  • Farina 00, 500
  • Burro morbidissimo, 50 gr
  • Zucchero, 50 gr
  • Uova medie, 2 intere+1 tuorlo
  • Vino bianco secco, 150-180  ml circa
  • Sale, 1 pizzico
  • Vanillina, 1 bustina
  • Olio di semi o strutto per friggere

Attrezzatura

  1. Pentola fonda a bordi alti di max 20 cm di diametro, possibilmente in rame stagnato o a fondo spesso.
  2. Macchina sfogliatrice tipo Imperia o mattarello

Lavorate il burro con lo zucchero, in modo che si formi una spuma, poi versatela nel centro della fontana di farina. Unite le uova, il lievito (…cannato a scrivere) il sale, la vanillina e iniziate a mischiare gli ingredienti con una forchetta. Aggiungete ora il vino poco alla volta. Come vedete l’indicazione della quantità è indicativa, dipende dalla grandezza delle uova e dal potere di assorbimento della farina.

Continuate a incorporare farina fino ad ottenere un impasto lavorabile. Lavorate la pasta a sufficienza fino ad ottenere un panetto liscio e molto elastico.

Fate riposare sotto una coppa di vetro, a temperatura ambiente, per 30 minuti almeno.

Riprendete l’impasto e MENTRE SFOGLIATE mettete su fuoco moderato l’olio. L’olio dovrà essere versato in una PENTOLA (NON PADELLA) profonda, dai bordi alti e non molto grande. L’olio dovrà essere TANTO.

Per un padellino di circa 16 cm di diametro ho usato 750 ml di olio.

Ripeto: mentre agganciate l’Imperia al tavolo o tirate fuori il mattarello l’olio deve essere già sul fuoco.

Dunque, prendete un pezzetto piccolo di pasta (non dovrete avere fretta!), mantenete il resto sempre sotto la coppa in vetro (non deve asciugare, nè prendere aria). Tiratela  molto sottilmente, passandola diverse volte nella sfogliatrice. Se avete l’Imperia dovrete arrivare alla “tacca” n. 2, la penultima più sottile. Alla fine la sfoglia dovrà essere elastica e morbida.

Tagliate la pasta realizzando dei rettangoli che stiano in pentola.  APPENA avrete finito di realizzare le prime chiacchiere INIZIATE a friggerle. Avere un aiutante potrebbe semplificare le cose. Io le ho fritte una a una.

L’olio dovrà essere molto caldo, ma non bollente né fumante; mantenetelo sullo spargifiamma medio/piccolo.

Tenetele pochi secondi poi giratele. Estraetele dall’olio ancora chiare. Sgocciolate e zuccheratele con zucchero semolato o zucchero a velo.

Procedete così per la restante pasta.

La questione è dunque molto semplice. Da quello che ho potuto notare, più la pasta è “fresca” di sfogliatrice più farà le bolle. Se voi invece le realizzate tutte in una volta e in un secondo momento le  friggete, la pasta avrà fatto in tempo a seccarsi, perdendo quella sofficictà che invece le permette di gonfiarsi.

E’ chiaro che anche lo spessore sarà determinante. Se vi piacciono le chiacchiere spesse, voltate pure pagina, ma per ottenere chiacchiere leggere e areate, dovrete calibrare molto bene lo spessore che dovrà essere minimo.

Con questa ricetta ho ottenuto sei vassoi medi di chiacchiere.

Dimenticavo…il giorno dopo sono più buone e quello dopo ancora di più. Se riuscite aspettate un attimo prima di assaggiarle.