Sposandomi, la più immediata e logica conseguenza della faccenda è stata il viaggio di nozze. La località scelta è stata una delle mete più classiche; l’ideona era quella di andare a sparapanzarci su un’isola tropicale, la cartolina diventata realtà: mare turchese, sabbia borotalco e palmizi sparsi. The final destination è stata dunque Mauritius.
Mauritius, per chi non se lo ricordasse, è un’isola che fa parte delle Mascarene, a est di Madagascar, un piccolo puntino piazzato nell’oceano indiano. Si trova nell’altro emisfero, per cui quando qui è estate lì è inverno e viceversa. E considerando che qui ormai è sempre inverno, ho immaginato che là fosse sempre estate. Ho immaginato bene. 🙂
Sorbendomi coraggiosamente 12 ore di volo, è chiaro che non potevo lasciarmi sfuggire gli aspetti gastronomici della questione. Ma andiamo con ordine.
La popolazione mauriziana presenta una straordinaria varietà etnica: indiani, asiatici, europei, arabi, africani. Questo, oltre a rendere molto bella la gente, ha portato ad una fusione di tradizioni e culture che ha inevitabilmente avuto delle interessanti ripercussioni sulla cucina locale, rendendola molto varia, sebbene risenta primariamente di influenze indiane.
Tuttavia, oggi, Mauritius è una repubblica piuttosto ricca e questo la rende anomala rispetto al resto dei paesi africani: negli ultimi anni ha avuto un importante incremento ecomomico grazie al turismo, all’industria tessile e all’agricoltura. E l’ondata di soldi e turisti, oltre ad avere punteggiato la costa di lussuosi resort – che grazie a dio riescono a tenere in gran conto la morfologia dell’isola e la natura circostante (forse dovremmo imparare qualcosa…) -, ha contribuito richiamare chef europei e a creare una cucina di un certo livello, che si può ritrovare nei ristoranti dei grandi alberghi e resort di lusso, e connotata da una certa cura per gli ingredienti e l’impiattamento.
Non è mia abitudine – chiaramente – finire dall’altro capo del globo per andare a mangiare in ristoranti d’avanguardia o, peggio, italiani, sappiate però che per quanto assurdo possa sembrare ho provato a mangiare nel ristorante italiano del resort in cui risiedevo: pasta Verrigni e mozzarelle di Andria. Anvedi…
La cucina locale invece è molto schietta e speziata, con l’onnipresente e ottimo garam masala e una predilezione tutta speciale per le salse d’accompagnamento.
Il mercato
Levàti però dall’iniziale pigrizia vacanziera abbiamo deciso di immergerci nella movida cittadina e fare un largo giro di perlustrazione. E dato che per alcune cose devo riconoscere di essere tremendamente snob, odiando, da sempre, le gite turistiche in torpedone, ho pensato di noleggiare una macchina con autista. Il grande vantaggio di queste soluzioni – peraltro nemmeno troppo costose – è quello di evitarti itineriari predeterminati da altri e le noiosissime e sempiternetrappole per turisti.
Nonostante ciò, il gentile chauffeur non devev aver immediatamente compreso il mio inglese, perchè nelle trappolone ci ha portato lo stesso: tali gironi infernali potete riconoscerli abbastanza agevolmente perchè i prezzi sono sempre espressi in dollari. E io invece volevo andare al mercato rionale. Alla fine il mercato rionale me lo son dovuta trovare da sola, anche perchè credo che nei locali ci sia sempre un pò di stupore alla richiesta di poter vedere posti che per loro probabilmente non rivestono alcun fascino.
Il mercato di Port Louis credo sia il più grande dell’isola ed è diviso in settori separati le cui strutture richiamano echi di vetro e metallo di inizio novecento. Da quelle parti il sole cade nel mare attorno alle 5 e mezza, per cui, tra una discussione e un’incompresione, non avevamo più molto tempo. Il mercato della frutta e della verdura è il più grande, e insieme a prodotti a noi piuttosto noti, ci si può trovare manioca, con cui da queste parti fanno un pò di tutto, pomodori tigre, peperoncini multicolor, papaye, mango, zenzero, radici di curcuma ma anche banchi gestiti da pittoreschi apprendisti stregoni che hanno fatto della fitoterapia il loro settore merceologico.
Ma trovo sempre nei mercati di tutto il mondo un motivo di grande attrazione, dato principalmente dall’essere insieme unici e universali. Nonostante i prodotti cambino in base alla latitudine, il mercato è sempre un pò lo stesso in tutto il mondo.
Il mercato della carne sarebbe stato un posto molto amato da Rembrandt. La carne è gettata su grandi tavoli di marmo o legno o appesa su ganci al soffitto. Il tutto corredato da nugoli di mosche (che vi risparmio) ed enormi macellai secondo la migliore tradizione.
Il mercato del pesce non è tanto diverso: cambiano gli odori e i colori. Ma idem per le mosche.
Profumo di vaniglia
Mi son sempre chiesta come si è arrivati ad ottenere qualcosa di commestibile da certi “oggetti”. Essendo, per alcuni, il processo piuttosto lungo e i passaggi piuttosto vari, la cosa non deve essere andata troppo per le spicce.
So della storia (o la leggenda, comunque da verificare) del tè, che nasce per caso: un antico imperatore cinese bevve l’acqua in cui era caduta la foglia di un arbusto sempreverde. La trovò gradevole e aromatica e decise di eleggere a bevanda nazionale l’accidentale infuso. Ma la vaniglia?
Insomma io pensavo nascesse già nera e raggrinzita e invece no, la vaniglia al suo stato originario è così:
Grandi fagiolini boby molto poco appetibili. La vaniglia nasce da un’orchidea dal fiore giallo, ma nulla a che vedere con le scenografiche Phalaenopsis.
Insomma a St Aubin – a sud dell’isola – c’è una fabbrica tra le più rinomate di rum e vaniglia Burbon e qui ti spiegano, con un noiosissimo video, il processo di “vaniglificazione”. Prima che arrivi allo stato che noi conosciamo, la vaniglia subisce almeno due passaggi, quello di bollitura (meglio sarebbe dire scottatura) dei fagioloni – che contribuirà a sprigionare il caratteristico aroma – e quello di essicazione/stagionatura su grandi graticole poste al sole; fase che può durare anche 5 mesi. Se pensate che questo sia piuttosto laborioso, aspettate di conoscere la follia dell’impollinazione, ovvero la fase precedente, insomma quella che genera i fagioloni: dato che le api atte a questo scopo a Mauritius non esistono (la pianta è originaria del sud America), questa pratica viene effettuata a mano, fiore per fiore. :O
Tra l’altro, la cosa deve avvenire in tempi molto rapidi dato che l’orchidea fiorisce e sfiorisce in un sol giorno. I bacelli vengono poi misurati, divisi in base alla loro lunghezza e stoccati in appositi contenitori metallici. E’ chiaro, dunque, il costo spropositato che questo prodotto ha, non solo da noi, ma anche nel luogo d’origine.
Da tutto ciò non mi aspettavo altro che una vaniglia di qualità, morbida, gonfa e soffice che, se presa tra le dita, si piega come un nastro. Quella che ho comprato è proprio così. L’ultimo consiglio che mi hanno dato prima di andarmene è stato quello di conservarli in un contenitore ermetico con due dita di rum.
Ok, ma eravamo andati a St Aubin per cercare vaniglia, ma anche il rum, dal momento che sull’isola ci sono diverse rumerire di grido. Per il rum abbiamo proprio sbagliato indirizzo. Ce ne siamo accorti quando abbiamo assaggiato quello di Chamarel. Un rum che ha anche vinto qualche medaglia internazionale; anche ad un naso e palato poco educato appare chiara la differenza tra le due botteghe. Vince Chamarel.
In tutto ciò è stato comuqnue assai divertente degustare il rum al suo stato primigenio, cioè il succo puro di canna da zucchero, davvero dolcissimo, e vedere insieme cataste di canne esauste che venivano ammonticchiate sotto la tettoia. Gli inglesi avrebbero detto: “tuto molto pitoresco“.
Siamo andati via con la sporta della spesa piuttosto gonfia: un mazzo di bacche di vaniglia, rum e zucchero muscovado.
Paesaggi
In tutto ciò non è mancato il passaggio attraverso le cascate, la terra dei sette colori, incontri ravvicinati con tararughe giganti, devoti hinduisti e lunghi bagni in un mare meraviglioso.
Vi lascio qualche cartolina. Giusto perchè a volte l’immagine è più esaustiva di qualsiasi parola.
Con tutta la vaniglia che ho comprato al prossimo giro di post pensavo di budinare…che ne dite?
Piacevolissimo resoconto da leggere tutto d’un fiato. Grazie per le preziose informazioni!
Ben tornata Sara e complimenti per il nuovo abitino del tuo sito 🙂 Intanto, grazie per aver condiviso queste meravigliosissime foto, devo dire che ti invidio un pò. Anzi parecchio :)))
Per la vaniglia, se ne hai davvero molta, fai l’estratto. Io un paio di anni fa ne ho preparati due litri e, credimi, è ineguagliabile e indispensabile in cucina.
Un grande abbraccio e congratulazioni ancora.
Ciao
B
Bentornata Sara! Le tue foto e i tuoi racconti mi sono mancati , ma ora con questa vacanza e una grafica tutta rinnovata, sarà ancora più piacevole seguirti!
ben tornata!
e A U G U R I !!! non pensavo che eri tu la sposa 🙂
un sogno le Mauritius! sembra di essere in Paradiso 😉
baci e a presto con un post di vaniglia e rum 😀
Tanti auguri per il tuo matrimonio!
E bello il “nuovo” blog!
Non so se essere, in questo momento, più invidiosa per il sole-mare-spiaggia o per la vaniglia fresca.. mmhh..
E’ vero comunque, fai un bell’estrattino che nei dolci fa la differenza! Per il budino.. anche se non mi piace il genere, aspetto te, magari mi fai cambiare idea =)
A presto!
Carissima Sara Tanti tanti auguri. Bellissimo il reportage del viaggio. La vaniglia e’ affascinante. Cresce anche qui in Hawaii ma e’ spesso vaniglia nera per il terreno che e’ pieno di lava ma ha un aroma fortissimo.
Si dai….budino senz’altro.
Un caro abbraccio da Los Angeles.
Cara Sara. Tanti auguri. Il reportage e’ bellissimo. Si al budino con vaniglia… …… Un abbraccio da Los Angeles.
bentornata!! con queste foto mi hai fatto sognare!!!
Bentornata e auguri 🙂
Il blog è ancora più bello di prima e il post e le foto mi hanno rapita! Non vedo l’ora che tu “budini” 😉
Grazie a tutti per l’accoglienza :)))….son contenta che vi piaccia la nuova vestina 🙂
Babs…l’estratto non l’ho mai fatto…è a base alcolica?
Voglia di andarci..decisamente! trovo bellissime quelle immagini e non so quale aspetto dell’isola mi piaccia di più! Oltre al calssico estratto, quella vaniglia la puoi usare in tante preparazioni (anche salate)…dall’aseptto che ha deve avere un profumo…