A volte mi rammarico di non essere una rompiscatole coi fiocchi. Non una rompiscatole media, ma una stracciamarroni dotata di un buon bagaglio di problemi esistenziali che rende possibile quell’insistenza che sconfina sempre nell’ottusità. Me ne rammarico, non perchè desideri avere quel filo di problemi esistenziali che in alcuni soggetti rende più sapida la vita, ma perché mi rendo conto che con queste persone la lotta è impari.
Io sono una che lascia correre, per pigrizia, per noia, perchè nel frattempo c’è qualcos’altro che ha catturato il mio interesse. Forse sono anche un pò raffazzonata. Insomma, non riesco ad incancremnirmi sulla perfezione di un nastrino per la carta da pacco. Ma è angosciante quando queste persone te le trovi in ufficio o peggio in cucina (o negli immediati pressi); sto parlando di persone normali, chiaramente, non di professionisti pignoli e che ti possono insegnare qualcosa.
Anche perchè la rompiscatole (o il rompiscatole) non è detto che eccella negli ambiti in cui si intrufola per dare sfogo alla sua maestosa pallosità. Anzi, generalmente è vero il contrario: è una nota caratteriale quella, non un aspetto fondato su una competenza reale e specifica.
Ora il mio fastidio di oggi matura e lievita perchè non son riuscita a fare il risotto. Anzi ad essere precisi (senza essere pallosi) il riso con la zucca che, come dirò, è una cosa un pò diversa.
Interno giorno. Negozio del fruttivendolo. Luce al neon su fondo bianco. Un uomo seduto in secondo piano. Una donna sta sistemando della frutta.
Io: Buongiorno
Lei: Buongiorno signora, desidera.
Io: Un kg di mele, grazie
Lei: Vuole quelle belleeee?
Io: No col verme, tutte mi raccomando.
Lei: Eh..(sorriso tirato). Altrooooo?
Io: Si una zucca per fare il risotto, il tipo mantovano quella dura
Lei: Ehehe (ridacchia)…non abbiamo zucche finte qui.
Io: Mi riferisco a quella un pò schiacciata e con la scorza verde, come quella che ho visto lì, dietro le banane. (indico col dito)
Lei: Per fare il risottooooo? Ma guardi che va mica bene, nè… (aria contrariata)
Io: Per fare il risotto ci vuole la zucca dura.
Lei [tutto d’un fiato]:no-signora-mia-si-sbaglia-guardi-che-una-mia-cliente-che-ha-il-cugino-scieff-viene-sempre-qui-a-prendere-la-zucca-ma-la-napoletana…guardi-che-è-un’altra-cosa…
Io: va bene. io lo faccio con la zucca mantovana
Lei:ma vuole mettere la dolcezza e poi…è più facile da pulire. Vero Antonioooo?
Antonio[mentre lavora al pc]: sisi.
Lei: Ma no-no-no guardi adesso le spiego, venga qui, anzi le faccio vedere su internet che le dicono per benino come fare il risotto come le dico io….Antonio levati scusa…eh…
E qui parte il disco… 20 minuti di filippica ininterrotta sulla zucca che mi voleva rifilare e io che annaspo nel burro. Poi mi accorgo che non è entrato ancora nessuno. Nella mia mente la risposta precede la domanda: perchè è una rompipalle. Ci credereste che fa con tutti così? Ovviamente il primo che ha ristentito della singolare personalità della signora è il marito che ha assunto la forma della sedia e apre le fauci per profferire monosillabi.
Sono uscita dopo 30 minuti con un kg di mele e una zucca e non ho osato chiederle altro.
A casa scopro che mi ha rifilato la zucca che ha voluto lei. Quella oblunga che non sa di un tubo. L’ho usata per farci il minestrone.
Il risotto l’ho fatto, poi, con la zucca che ho comprato alla Fiera della zucca. Finalmente quella che dicevo io.
RICETTA
Ingredienti
- Zucca mantovana, 400 gr (già nettata)
- Riso Vialone nano, 200 gr c.a.
- Patate, 100 gr
- Cipolla, media
- Brodo vegetale leggero o acqua 1, 5 lt
- Burro, 50 gr
- Sale
- Pepe
- Grana padano, q.b
Pulire la zucca eliminando la buccia verde e i semi. Tagliarla a tocchi regolari non troppo piccoli (4 x4 cm). Pelare le patate e tagliarle anch’esse ma un pò più piccole della zucca. Tritare la cipolla. Mettere tutto in una pentola con il brodo o l’acqua fredda. Salate e pepate e fate cuocere fino a che la zucca e la patata si siano molto ammorbidite. Con una schiumarola prelevate patate e zucca e trasferiteli in un piatto fondo mentre il brodo rimarrà sempre sul fuoco. Schiacciate con una forchetta la polpa delle verdure molto bene in modo che si crei una poltiglia omogenea e cremosa. Riversate la poltiglia nel brodo e aspettate che raggiunga il bollore. Aggiungete il riso e mescolate frequentemente: il riso tenderà ad attaccarsi sul fondo. Il tempo di cottura del riso è un pò superiore a quello indicato sulla confezione, per cui assaggaitelo per capire quando arriva a cottura. Aggiungete una noce di burro e mescolate. Aggiungete anche il grana e mescolate. Lasciate intiepidire nei piatti.
La consistenza di questa minestra è fantastica: cremosa, densa e vellutata.
ahahaahah surreale la conversazione sulle zucche…ma massima solidarietà perchè anche a me è successo più di una volta, non con le zucche ma direttamente in un bistrot con del cous cous!
vabbè annoveriamo queste situazioni nella rubrica “cosechecapitano” e ridiamoci su che è meglio!
dammi l’indirizzo di questa “fruttarola” che se capito in zona….ne sto ben alla larga!!! tremenda!!
mentre invece per il riso…che dire…SLURP! il risotto con la zucca sta nella mia top ten dei primi e piacendomi sempre molto, moltissimo, non cremoso, di più, direi che la prossima volta la tua ricetta vedrà la luce nella mia cucina! 🙂
@ Gaia: cose che capitano …ma com’è andata con il cuos cous?
@ lauretta: la fruttarola è in un anfratto di un paesino semisconosciuto della Lomellina (ti dico solo che è il paese dove è nato Rosolino Cellamare in arte Ron), difficile poterci capitare, per tua fortuna!
Questo riso è una delizia però come dicevo sopra non è un risotto poichè il procedimento difefrisce molto, manca la tostatura e il soffritto…insomma è proprio una minestra ma io la trovo più buona del risotto con la zucca…è più cremosa.
grazie per la ricetta!:)
mi sa che il paesino non dista molto da casa mia allora… 🙂
@. Lauretta: ma dai…dove se è lecito?
zona oltrepò pavese, il paesino in questione è denominato Barbianello. anche qui difficile capitarci, a meno che non ti perdi nelle campagne mentre cerchi di raggiungere la collina…
🙂
eh eh…simpatica la signora! io invece vado “dalle ragazze”, al negozio di alimentazione naturale, oramai mi sono affezionata alla ruvidezza della padrona, è sempre scazzatissima con tutti, se la roba la vuoi bene, altrimenti…
la mia vicenda con il cous cous risale al mese scorso in un bistrot-che-fa-fico in pieno centro Milano.
Ero uscita in pausa pranzo con le mie due colleghe, dirette verso il famoso superstore in piazza V giornate al cui piano interrato c’è il bistrot in questione.
Ci siamo accomodate, abbiamo cercato di capire quale fosse il menù del giorno e abbiamo ordinato.
Io, che non avevo granchè fame, ho optato per un semplicissimo piatto di cous cous con verdure; mi hanno portato un piatto davvero molto ricco, ho dato il primo assaggio e mi si stavano rompendo i denti da tanto era duro e NON COTTO, al che senza fare rimostranze ho semplicemente accantonato il mio piatto.
Quando il solerte cameriere è venuto a riprendere i nostri piatti mi ha chiesto con insistenza il perchè non avessi quasi toccato cibo, al che dopo la terza volta che gli ripetevo che era perchè non ero affamata gli ho detto con molta grazia che il cous cous era “un pò al dente”, (volevo evitare di far esplodere la mia vena acida) e lui ha deciso che dovevo essere istruita sulla corretta arte del cucinare il cous cous spiegandomi che loro sono soliti lasciarlo al dente apposta perchè preparandolo con un certo anticipo possa rimanere croccante senza scuocersi con il proprio calore o con il calore della teglia che viene mantenuta in temperatura in forni appositi (ho ricamato io il racconto, perchè la sua proprietà di linguaggio era pari a quella di un bambino in fasce), al che dopo tutto il suo spiegone e il mio sopracciglio che si alzava con fare perplesso mi dice…certo che se tu (TU e non LEI???? solo perchè ho la fortuna di dimostrare meno della mia età??? non sei mio fratello.) sei chef… (con aria spocchiosa e quasi in tono da presa per il culo), al che non gli ho lasciato finire la frase e gli ho risposto, non sono chef ma sono cuoca e so come si lavora in una cucina di ristorante e so che quel cous cous non era cotto.
Zitto. pietrificato.
abbiamo pagato e siamo uscite.
@ gaia: Hihi..che rimbambiti che ci sono in giro! Tu sei stata una vera signora, io mi sarei fatta cambiare il piatto! 🙂
STASERA LA FACCIO!! CON LA ZUCCA MANTOVANA, OF COURSE! 😉